Simona Bossi

Nell'auto biografia del suo vecchio sito web, Simona Bossi si presenta come "frequentatrice di ambienti riconducibili al MSI" ai tempi di quegli Anni di piombo "che tanto hanno lasciato nel cuore e nell'anima dei giovani di allora". Secondo la medesima auto-biografia, Simona Bossi ha successivamente militato in Forza Nuova di Roberto Fiore e poi nel Fronte Nazionale di Adriano Tilgher, ricoprendo in entrambi i casi qualche incarico marginale. In sostanza, è (o è stata) una militante di destra, anche se in realtà sta parlando soltanto di estrema destra extra-parlamentare, perché l'unica formazione politica di destra con parlamentari eletti era l'MSI. Negli Anni di piombo, dirigenti come Almirante, Michelini, Romualdi e Caradonna, in più occasioni presero le distanze dai gruppi armati, e anzi intervennero direttamente per provare a fermarli. La stessa scelta fu fatta a sinistra da Berlinguer, che peraltro era un amico di Almirante. La precedente precisazione è importante, poiché, nella descrizione fornita dalla Bossi, MSI (e PCI) avevano un ruolo all'interno del terrorismo politico, ma è storicamente falso.

Chiudiamo questa rapida introduzione sui turbolenti Anni di piombo, ricordati con nostalgia da Simona Bossi, sentendoci in dovere di definirli la pagina più violenta e più triste nella storia dell'Italia repubblicana. Speriamo proprio che, malgrado certi rigurgiti come le "Nuove Brigate Rosse" o i retaggi "nel cuore e nell'anima" di Simona Bossi, gli Anni di piombo non tornino più.

Ciò premesso, vediamo per quale motivo la perfetta sconosciuta Simona Bossi merita una pagina su fianoromano.news.

Abbiamo sentito nominare per la prima volta Simona Bossi circa venti anni fa, quando la giunta Splendori fece stampare (ovviamente con soldi pubblici) e affiggere (anche in spazi non consentiti) alcuni manifesti rivolti contro la concittadina Bossi, non originaria di Fiano, definita "una fascistella non gradita: se non è d'accordo con l'amministrazione comunale di Fiano Romano, se ne andasse subito da Fiano e se ne tornasse da dove è venuta". Indipendentemente dai contenuti, i toni e i metodi usati dal Comune — il quale comunica attraverso manifesti abusivi pagati inconsapevolmente dai cittadini — non sono certo tipici di una democrazia: in sostanza viene detto "O sei d'accordo con noi, o vattene". Qualcuno li definirebbe "metodi fascisti", e pertanto, come spesso accade a Fiano, ci ritroviamo il bue che dice cornuto all'asino.

Qualche anno dopo, Simona Bossi decide di reagire agli attacchi del Comune, e nel 2011 si candida a consigliere comunale nella lista civica Uniti per Fiano di area centrodestra, dicendo di rappresentare La Destra di Storace. Tuttavia, Tarquinio Splendori non può più ricandidarsi, quindi nella lista della sinistra spuntano due nomi "nuovi": Ottorino Ferilli, candidato sindaco, e Davide Santonastaso, candidato consigliere — per la cronaca, c'è anche Nicola Santarelli, ma per il momento non ci interessa. Tutta questa gente, ancorché giovane (all'epoca), già proviene da esperienze politiche precedenti: c'è chi ha fatto l'assessore, chi il consigliere, chi il capo sezione, e soprattutto chi ha parenti stretti — genitori o zii — molto ben inseriti nella politica, locale e non, da almeno quarant'anni o perfino sessanta — in particolare, uno di loro si definisce con orgoglio il "vero portaborse di Togliatti, nonché galoppino tra Roma e Mosca": in pratica fa riferimento ai rapporti, anche economici, tra il PCI e il PCUS dell'Unione Sovietica di Chruščëv. Ma torniamo a Simona Bossi. Quest'ultima si mostra particolarmente inferocita nei confronti della principale lista avversaria — quella appena citata di Ferilli e Santonastaso — considerandosi perseguitata dall'amministrazione comunale di cui quella lista rappresenta la continuità e in cui, tra l'altro, il candidato sindaco Ferilli ha ricoperto il ruolo di assessore.

Simona Bossi prende pochi voti e non viene eletta.

Cinque anni dopo, ritenendosi poco valorizzata dal centrodestra locale, Simona Bossi si candida a sindaco con la propria lista Fiano futura (dettagli e programma sono ancora visibili qui), di nuovo contro l'accoppiata Ferilli-Santonastaso, mettendo il marito Massimo Baldarelli come capolista. Il nocciolo del programma è "La democrazia è messa a rischio nel nostro territorio perché non c'è mai stata una alternativa al governo", ma si parla anche di "paese dormitorio", "quartieri spuntati dal nulla senza infrastrutture, [utili] solo al guadagno di pochi con la cementificazione", vigili urbani che annullano o non puniscono le infrazioni di certe persone privilegiate "solo perché quello è parente di tizio o zio di quell'altro" ecc. Il discorso potrebbe essere condivisibile, ma la Bossi non dice quale sarebbe il suo antidoto miracoloso a un sistema di potere così retrogrado, radicato e autoreferenziale.

Simona Bossi prende pochi voti e non viene eletta.

Trascorrono altri cinque anni, e nel 2021 arriva la svolta, o forse sarebbe più corretto parlare di retromarcia con inversione a U. Non tanto nella solita lista di Simona Bossi, dove c'è sempre lei assieme al marito anche se con il nuovo nome Alternativa di popolo, quanto nei discorsi riguardo Ferilli e Santonastaso. Ve li ricordate? Rileggete il paragrafo precedente: rappresentavano un pericolo per la democrazia. Si citavano gravi speculazioni edilizie, corruzione diffusa, soprusi con i deboli, favoritismi con amici e parenti, inefficienza cronica di servizi, e tante altre porcherie di vario genere. Tuttavia, nel 2021, per Simona Bossi tutto questo è sparito. Davide Santonastaso? "È un amico che ha fatto tante cose buone". E Ottorino Ferilli? "Una vittima di gravi minacce": Bossi si riferisce all'episodio, poi rivelatosi una fake news completamente inventata, delle finte minacce a Ferilli. Per carità, qui nessuno vuole mettere in discussione il diritto di cambiare idea nella vita, ma Simona Bossi si candida (più volte) a una carica pubblica, quindi ci si aspetterebbe delle spiegazioni, specie di fronte a giravolte politiche somiglianti a un triplo salto mortale con doppio avvitamento.

Spiegazioni vere e proprie, però, non sono mai arrivate. Tutto ciò ha confuso una parte delle persone (poche, per fortuna) che seguono telematicamente Simona Bossi. In effetti, l'interrogativo che queste persone si ponevano lecitamente, sia da destra sia da sinistra, era "ma allora se Santonastaso e Ferilli hanno fatto tante cose buone e sono due salvatori della Patria, perché candidarsi a sindaco contro di loro?" La risposta di un membro della lista di Simona Bossi è stata "per continuare il loro lavoro e dare un contributo diretto". Ma scusa eh, se dici di voler dare un contributo al "lavoro" di Santonastaso e Ferilli, devi candidarti con la lista di Santonastaso e Ferilli, non contro la loro lista.

I frequenti elogi a Santonastaso e Ferilli hanno indotto qualcuno a ipotizzare che, in realtà, Simona Bossi stesse facendo campagna elettorale proprio per quei due. Ma lei non l'ha presa benissimo, e qualche giorno dopo ha pubblicato la foto di un esposto ai Carabinieri contro la persona (non appare il nome) che avrebbe espresso quell'opinione su Facebook. L'esposto non è servito a nulla ma a noi, questo modo di procedere — denunciare chiunque esprima opinioni sgradite su Facebook — ricorda quello di Ottorino Ferilli.

Allo stesso tempo, qualcun altro ha avanzato un'ipotesi ancora più curiosa: la lista Alternativa di popolo potrebbe essere stata deliberatamente sostenuta proprio da Santanastaso e Ferilli, nel tentativo di sottrarre voti alla destra — anche se la lista, ormai, di "destra" aveva ben poco, poiché l'unico scopo evidente era incensare i due ex acerrimi nemici della Bossi, ora diventati amici fraterni che hanno misteriosamente cessato di chiamarla "fascista" e, tacendo, si guardano bene dal disturbare o contraddire minimamente la concittadina che un tempo bisognava "cacciare da Fiano". Santonastaso, Ferilli e Bossi si sono davvero messi d'accordo? Nessuno lo saprà mai con certezza.

Per confondere ulteriormente le idee, fino ai primi mesi del 2021 Simona Bossi ha raccontato per lungo tempo di essere la referente di Fratelli d'Italia a Fiano Romano. Contemporaneamente, il marito Massimo Baldarelli sosteneva di essere il portavoce del medesimo partito. La circostanza è a dir poco strana e sospetta, anche perché non si è mai trovato alcun comunicato (o documento) ufficiale di Fratelli d'Italia con il quale viene affidato qualsivoglia incarico ai due coniugi. Bossi dice di avere fatto tutto in regola e di avere addirittura donato migliaia di euro a Fratelli d'Italia, che invece nega di avere mai affidato incarichi a Bossi e Baldarelli, decidendo infine di ricorrere alla extrema ratio del commissariamento della sezione con contestuale espulsione di entrambi i soggetti dal partito. In pratica i due, secondo Fratelli d'Italia, auto-gestivano abusivamente la sezione di Fiano Romano, utilizzando nome, simbolo ecc.

Dopo la cacciata da Fratelli d'Italia, e più in generale dal centro-destra, Simona Bossi ha fatto pubblicare per ripicca un articolo su Repubblica (edizione locale) in cui, in sostanza, in mezzo a un fiume di chiacchiere registrate col telefonino, il centro-destra di Fiano Romano viene descritto come una discarica di corrotti. Prendendo per vera questa tesi, nel gruppo dei corrotti bisognerebbe innanzitutto includere la stessa Simona Bossi, che fino a poco tempo prima diceva di essere un'esponente di spicco di Fratelli d'Italia.

Conclusione della vicenda: Simona Bossi prende pochi voti e non viene eletta. Siamo quindi alla terza volta consecutiva in quindici anni, ma potrebbe non essere l'ultima…

Condividi su Facebook Condividi su X Condividi su WhatsApp Condividi su Telegram