Francesca Martella

Francesca Martella, consigliere comunale della lista di estrema sinistra Fiano 2030

Francesca Martella è un'esordiente della politica fianese, e finora si è messa in luce principalmente per alcuni battibecchi su Facebook, segnatamente nella vecchia pagina della lista Fiano 2030 (poi probabilmente censurati e cancellati dall'amministratore della pagina), nati a seguito della pubblicazione, nella brochure della lista Fiano 2030, di un suo articolo pseudo-scientifico in cui, improvvisandosi paladina di un femminismo talmente esasperato da risultare distopico, sosteneva sostanzialmente che le donne italiane subiscono una grave discriminazione sul posto di lavoro da parte degli uomini.

Per intenderci, secondo la descrizione fornita dalla Martella, la situazione italiana sarebbe peggiore di quella delle donne dell'Afghanistan dei Talebani, che però lei non conosce direttamente (se invece ha delle foto o dei video a testimonianza della sua permanenza in Afghanistan, può segnalarli tramite il modulo dei commenti). Francesca Martella si presenta subito come professore associato di statistica all'università La Sapienza, ma non si preoccupa di suffragare le sue affermazioni con dimostrazioni matematiche, forse pensando che chi si ritrova a leggerla sia necessariamente un idiota o ne sappia meno di lei; pertanto, dal punto di vista scientifico, si tratta di chiacchiere inutili. Per giunta, si ritiene discriminata proprio lei che ha ottenuto il posto pubblico italiano a tempo indeterminato di docente universitario: un insulto all'intelligenza e alla dignità dei veri lavoratori sfruttati o discriminati, sia uomini sia donne, perché nel lavoro, purtroppo, possono essere discriminate o sottopagate entrambe le categorie. Nella conversazione, per aiutare Francesca Martella, era intervenuta un'altra esuberante candidata della medesima lista, Donatella Pezzola (non eletta), ben conosciuta a Fiano ma non certo un luminare della matematica internazionale: il suo intervento è stato un vago e lapidario "Andatevi a leggere i dati". Non si capisce a quali dati si riferisca di preciso Donatella Pezzola, ma dopo avere riletto l'articolo della Martella, ribadiamo che non esiste alcuna dimostrazione matematica a conferma dei suoi discorsi. Inoltre, secondo la pagina Google Scholar di proprietà della stessa Martella, gli indici H e i10 delle sue pubblicazioni valgono al massimo 12 — per rendere l'idea, c'è gente con almeno 50 o 100 — cioè sono molto scarsi, anche confrontandoli con quelli di alcuni discussi ex colleghi di dottorato a La Sapienza. Ma allora, Francesca Martella cosa capisce di statistica? Ai posteri l'ardua sentenza.

L'altro intervento finora effettuato in Consiglio da Francesca Martella riguarda i massacri delle Foibe e l'esilio della popolazione italiana-dalmata sopravvissuta. Non è ben chiaro cosa c'entri questo argomento con Fiano Romano, ma passi: in fin dei conti si tratta di una triste pagina della storia italiana spesso censurata, specialmente da una certa parte politica. Recentemente, si è conclusa l'indagine della Commissione d'inchiesta sulle fosse comuni nascoste istituita dal governo sloveno, secondo cui, tra le vittime di varia estrazione etnica massacrate dai partigiani titini, il numero degli italiani è stimato intorno a 100.000. Pertanto, il governo di Lubiana smentisce le voci che per decenni avevano parlato di "solo diecimila morti". Tuttavia, arriva l'illuminazione di Francesca Martella: i morti sono tutto sommato pochi e i numeri hanno proporzioni inferiori rispetto agli stermini nazisti, quindi la vicenda non è altrettanto rilevante. Ricapitoliamo: il governo della Slovenia — una fonte sostanzialmente neutrale, essendo estraneo ai battibecchi italioti tra comunisti e fascisti — ha calcolato circa 100.000 italiani uccisi; quanti altri sarebbe stato necessario ucciderne, secondo Francesca Martella che sostiene di saperne di più del governo della Slovenia? Un milione? Dieci milioni? Cento milioni? È a dir poco ridicola, e allo stesso tempo agghiacciante, questa gara a chi accumula più morti, anche perché 100.000 non è affatto un numero trascurabile: si tratta di uno sterminio a tutti gli effetti. Ma lo stesso discorso varrebbe anche se, per assurdo, fossero stati "solo" 10.000. Sostenere, invece, che non ce ne deve importare niente perché si poteva fare di peggio e bisognava uccidere più persone in modo da dare ulteriore visibilità alla pulizia etnica, è semplicemente una fesseria. In altre parole, siete morti in pochi, quindi non contate niente. E questa sarebbe la pseudo assessora alla cultura e alla parità, che dovrebbe tutelare le donne e le minoranze?

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